Chiesa + Stato = zero libertà

Ancora religione di Stato

“L’allarme ‘sette’ è una scusa. Un’emergenza creata ad arte per eliminare la concorrenza religiosa e mantenere invariato uno status quo multimiliardario.”

Un sarcastico commento letto qualche giorno fa su Agenzia Radicale ci ha spinto a scrivere su questo argomento. Diceva:

“Un plauso a voi creature del 21° secolo finalmente Polizia e Stato sono tornati a lavorare assieme ! ERA ORA
Finalmente la novella Santa Inquisizione trionferà !
Un plauso anche al grande De gennaro e ai suoi nipotini, fedeli esecutori del piano per la normalizzazione forzata in Italia.
Un caro saluto
Cardinal Giulio Antonio Sartorio”

Firmandosi “Cardinal Giulio Antonio Sartori”, il pungente commentatore ha voluto ricordare l’inquisitore casertano, che “bramava di essere ucciso per la fede cattolica”, che aveva fatto processare perfino i suoi parenti e fatto decapitare e bruciare sul rogo i nobili Gian Francesco Alois e Giovan Bernardino Gargano, innescando la rivolta dell’aristocrazia napoletana. Fatta esperienza a Caserta e Napoli, fu creato Cardinale da Pio V e divenne la mente e il motore del Sant’Uffizio nella curia romana dove processò, tra gli altri, Giordano Bruno e Tommaso Campanella.

Ci ha ricordato, semmai servisse, che nel nostro paese abbiamo subìto la religione di Stato per 16 secoli, e non è ancora finita.

La concezione separatista della ecclesia libera in libera patria, teorizzata da Charles de Montalembert e fatta propria 150 anni fa da Cavour dopo la proclamazione del Regno d’Italia, è rimasta pura teoria fino ad oggi.

Per inciso, se anche fosse finita l’era della religione di Stato, badate che il pensiero di Cavour in ogni caso non contemplava il pluralismo e la libertà religiosa. Si limitava a stabilire che il Papa doveva dedicarsi esclusivamente al potere spirituale dimenticando il potere temporale, così che Chiesa e Stato potessero convivere. Ma anche quei princìpi erano solo teoria.

I libri di storia vorrebbero insegnarci che, con la fine al regime monarchico-fascista e con il referendum istituzionale del 2 giugno 1946, siamo passati alla libertà religiosa dell’ordinamento repubblicano. Teoria, pura teoria.

Sono cambiate le forme di governo, gli assetti istituzionali, i rapporti di forza tra Stato e Chiesa, i metodi per azzittire i dissidenti (“Fate tacere quelle voci”), ma la sostanza è sempre la stessa: quella Cattolica è ancora la religione di Stato, l’inquisizione processa gli eretici e il braccio secolare esegue la sentenza.

Forse, l’unico momento in cui lo Stato, in materia di religione, si dichiarò in sostanza laico, risale all’editto di Milano del 313 di Costantino I° il Grande. Ricorre quest’anno il 17° centenario di un documento che ancora oggi potrebbe insegnare qualcosa ai nostri legislatori.

“...Quando noi, Costantino Augusto e Licinio Augusto, felicemente ci incontrammo nei pressi di Milano e discutemmo di tutto ciò che attiene al bene pubblico e alla pubblica sicurezza, questo era quello che ci sembrava di maggior giovamento alla popolazione, soprattutto che si dovessero regolare le cose concernenti il culto della divinità, e di concedere anche ai cristiani, come a tutti, la libertà di seguire la religione preferita, affinché qualsivoglia sia la divinità celeste possa esser benevola e propizia nei nostri confronti e in quelli di tutti i nostri sudditi.

Ritenemmo pertanto con questa salutare decisione e corretto giudizio, che non si debba vietare a chicchessia la libera facoltà di aderire, vuoi alla fede dei cristiani, vuoi a quella religione che ciascheduno reputi la più adatta a se stesso. Così che la somma divinità, il cui culto osserviamo in piena libertà, possa darci completamente il suo favore e la sua benevolenza.

Perciò è opportuno che si sappia..., cosicché, abolite del tutto le precedenti disposizioni imperiali concernenti i cristiani, ora, invece, in assoluta tranquillità, tutti coloro che vogliano osservare la religione cristiana possano farlo senza alcun timore o pericolo di molestie...”.

Purtroppo, passarono meno di 12 anni e lo stesso Costantino I, presiedendo il Concilio di Nicea, pose le basi del confessionismo di stato bandendo l'arianesimo. Poi Teodosio completò l’opera nel 380 con l’editto di Tessalonica che decretava ufficialmente che quella cattolica era la religione di Stato.

“Vogliamo che tutte le nazioni che sono sotto nostro dominio, grazie alla nostra carità, rimangano fedeli a questa religione, che è stata trasmessa da Dio a Pietro apostolo, e che egli ha trasmesso personalmente ai Romani, e che ovviamente (questa religione) è mantenuta dal Papa Damaso e da Pietro, vescovo di Alessandria, persona con la santità apostolica; cioè dobbiamo credere conformemente con l'insegnamento apostolico e del Vangelo nell’unità della natura divina di Padre, Figlio e Spirito Santo, che sono uguali nella maestà e nella Santa Trinità. Ordiniamo che il nome di Cristiani Cattolici avranno coloro i quali non violino le affermazioni di questa legge. Gli altri li consideriamo come persone senza intelletto e ordiniamo di condannarli alla pena dell’infamia come eretici, e alle loro riunioni non attribuiremo il nome di chiesa; costoro devono essere condannati dalla vendetta divina prima, e poi dalle nostre pene, alle quali siamo stati autorizzati dal Giudice Celeste.”

Da allora, la Chiesa Cattolica è rimasta ufficialmente religione di Stato per 1604 anni, cioè fino all’Accordo di Villa Madama e al Nuovo Concordato del 1984. Ma anche dopo questo presunto cambiamento la sostanza non è cambiata, dato che, dopo 16 secoli, stiamo ancora assistendo alla cooperazione Stato-Chiesa nella repressione delle “sette” eretiche.

Come potremmo interpretare altrimenti una Costituzione che, pur parlando di libertà e uguaglianza delle religioni, contemporaneamente stabilisce nel suo dettato un trattamento diverso per la Chiesa Cattolica rispetto alle altre Confessioni religiose?

Art.7 – Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

Art. 8 – Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

Nascoste tra le espressioni apparentemente liberali, si annidano le discriminazioni, i distinguo, gli evidenti privilegi garantiti alla Chiesa Cattolica e negati alle altre Confessioni.

La prima viene riconosciuta “indipendente e sovrana”, parificata allo Stato italiano, le seconde non sono sovrane e, sebbene dichiarate “libere davanti alla legge”, “hanno diritto di organizzarsi” purché sussistano le condizioni che stabilisce lo Stato.

La Chiesa Cattolica si avvantaggia di una super-legge, i Patti Lateranensi, che in realtà sono una serie di accordi di mutuo riconoscimento tra l’allora Regno d’Italia e la Santa Sede. Un anacronismo nato nell’era fascista che sostituiva la Legge delle Guarantige mai riconosciuta dai Pontefici.

I Patti constavano di due documenti principali: il Trattato che riconosceva l’indipendenza e la sovranità della Santa Sede e fondava lo Stato della Città del Vaticano, di cui l’allegato più importante era la Convenzione Finanziaria. Vi era poi il Concordato che definiva le relazioni tra Stato e Chiesa. Il Governo italiano acconsentì addirittura di rendere le sue leggi sul matrimonio e sul divorzio conformi a quelle della Chiesa Cattolica.

Questa super-legge confermò alla Chiesa Cattolica il riconoscimento di religione di Stato in Italia (messa in discussione dai moti risorgimentali), con le conseguenze che ne derivarono su molte sfere della vita degli italiani, come, ad esempio, quelle sul sistema scolastico pubblico con l’insegnamento della religione cattolica, tuttora esistente, seppure con modalità diverse.

I Patti Lateranensi, voluti dal Governo Mussolini, furono approvati con larga maggioranza dal Senato e dalla Camera perché il parlamento dell’epoca era composto nella sua quasi totalità da elementi del Partito Fascista. Solo sei senatori, tra i quali Benedetto Croce, e due deputati votarono contro l’approvazione.

A distanza di 19 anni, nel 1948, pur essendosi affrancato dalla dittatura fascista, il Parlamento della neonata Repubblica riconobbe costituzionalmente i Patti Lateranensi concedendo un altro enorme vantaggio alla Chiesa Cattolica: qualsiasi modifica dei Patti deve avvenire col mutuo accordo tra lo Stato e la Santa Sede.

Contro i Patti non può nemmeno essere proposto un referendum per l’abolizione del Trattato, del Concordato o delle leggi collegate a essi, perché non sono ammessi nel nostro ordinamento referendum riguardanti i trattati internazionali.

Come già accennato, la clausola della religione di Stato fu rimossa solo nel 1984 col Nuovo Concordato (ma non un nuovo Trattato) voluto dal Governo Craxi, che ha pagato la modifica con l’otto per mille dell'IRPEF pagata dai contribuenti.

Un accordo puramente economico, quello dell’otto per mille, stipulato solo per garantire alla Chiesa Cattolica un introito annuale (miliardario in euro) pari a quello fino ad allora devoluto direttamente dallo Stato italiano. Un sistema ritenuto da più parti controverso e truffaldino perché nasconde in sé un meccanismo che permette alla Chiesa Cattolica di incassare ogni anno il 90% dell’otto per mille del gettito IRPEF, che oggi ammonta a oltre un miliardo e duecento milioni.

Le altre Confessioni religiose invece devono accontentarsi che i “loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze”. Intese cui avranno accesso solo quelle Confessioni che abbiamo ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica in base alla legge n. 1159 del 24 giugno 1929 e solo su parere favorevole del Consiglio di Stato.

Superate queste prime strettoie, le istanze per le intese dovranno essere presentate al Presidente del Consiglio, sottoposte quindi al parere del Ministero dell’Interno (dove si annida la Squadra Anti Sette), fatte oggetto di trattativa con due commissioni parlamentari, sottomesse quindi al vaglio del Consiglio dei Ministri e trasmesse infine ai due rami del parlamento per essere approvate con una legge apposita.

La differenza di trattamento tra la Chiesa Cattolica e le altre Confessioni è evidentissima. Una discriminazione sancita per legge, la prima legge della Repubblica, la Costituzione. Per questo è ipocrita parlare di pari diritti e di uguaglianza nella libertà religiosa.

Fatta questa lunga ma necessaria premessa, precisiamo che l’intento di quanto scriviamo non è quello di contestare l’enorme sovvenzionamento dello Stato alla Chiesa Cattolica. Certamente non lo approviamo e preferiremmo un sistema alla tedesca, dove i cittadini cattolici sovvenzionano direttamente la loro chiesa decurtando dalle tasse quanto versano, ma questo argomento meriterebbe una discussione separata e non su questo sito.

Quel che contestiamo è la differenza di trattamento in termini di diritti che lo Stato riserva alla Chiesa Cattolica rispetto alle altre Confessioni. Mettiamo in discussione l’evidente fatto che la Chiesa Cattolica gode di enormi privilegi che causano una discriminazione nei confronti delle altre Chiese. Ed è risaputo che una legge che introduce discriminazione è per definizione incostituzionale, specie in materia di diritti fondamentali.

Soprattutto denunciamo il fatto evidente che l’uguaglianza e la libertà religiosa proclamate nella Costituzione sono fasulle. E’ un falso come una moneta da tre euro. E’ un pretesa falsa quanto il lascito di Costantino che, come ha evidenziato l’umanista Lorenzo Valla, assegnava al Pontefice il potere temporale su Costantinopoli quando tale città non esisteva ancora con quel nome e si chiamava Bisanzio.

La Costituzione del 1948, assorbendo gli accordi fascisti del Laterano, ha camuffato una realtà oggettiva e innegabile: quella Cattolica è ancora la religione di Stato, tutte le altre sono di serie B oppure delle “sette”.

Ben venga la libertà e il riconoscimento per i cattolici, purché lo stesso trattamento e gli stessi diritti siano riservati a tutti gli altri.

Oltre all’enorme e innegabile differenza di trattamento in termini di sostegno economico, sono molte e visibilissime le prove che lo Stato concede ancora un ampio potere temporale alla Chiesa Cattolica. Una Chiesa, come avviene ancora oggi, ad esempio, in Grecia per la Chiesa Ortodossa, a cui viene garantita una predominanza sulle altre Confessioni e può mettere il veto al proselitismo e all’attività di culto di altre religioni.

In Italia il sistema non è così esplicitamente illiberale, è più subdolo, ma  si concretizza nel medesimo risultato. Una predominanza cattolica non sancita costituzionalmente, ma che esiste di fatto. Stato e Chiesa vanno a braccetto e decidono quali sono le religioni di serie B e quali sono le “sette”. Ovviamente nella massima serie giocano solo i cattolici.

Questa mancanza di vera libertà religiosa e il fatto di subire le ingerenze cattoliche nei diritti e nelle libertà di ogni cittadino, compresi quei 45 milioni di italiani che non darebbero mai l’otto per mille alla Chiesa di Roma, è il vero prezzo che ognuno paga. Un vulnus dei diritti più fondamentali che si realizza con l’inganno.

E’ in funzione del Giubileo Cattolico del 2000, che il Ministero dell’Interno ha redatto il famigerato rapporto di cui abbiamo parlato in “Allarmismo di Stato - il Rapporto ministeriale del 1998 sulle sette”. Gli “anti-sette” di Stato erano la fonte delle statistiche inattendibili, ma sacralizzate dall’Autorità. Cento pagine di notizie senza senso e allarmistiche sparse ovunque per “errore” (doveva essere un rapporto interno, si scusò davanti ad un giudice romano il portavoce del Ministro dell’Interno Giorgio Napolitano), col solo risultato di rafforzare la posizione cattolica e demonizzare le “sette”. Fu festa grande per gli “anti-sette”. Una “festa” che non è ancora finita, dato che quell’indegno rapporto poliziesco viene usato tuttora a distanza di quindici anni.

Sempre per soddisfare l’inquilino di oltre Tevere, l’allora Capo della Polizia Gianni de Gennaro fondò nel 2006 “La Squadra Anti Sette” (S.A.S.), assegnando l’incarico ufficiale di referente ad un gruppo Cattolico e ad un prete, don Aldo Buonaiuto.

Questo fatto da solo rivela quale sia il rapporto Stato-Chiesa Cattolica e quale ruolo di prevalenza abbia quest’ultima sulle altre Confessioni. Credete davvero che un prete cattolico (specie uno come don Aldo Buonaiuto) dirà mai allo Stato qualcosa di buono su qualsiasi Confessione che non sia quella cattolica? E se anche lo facesse, con quale diritto  può ergersi a giudice su una simile materia? E come può lo Stato laico avvalersi di un prete di una qualsiasi Confessione per valutare le altre Confessioni? In un vero stato di diritto, la sola esistenza della S.A.S. dovrebbe generare reazioni indignate e provvedimenti contro la sua incostituzionalità.

Dirigenti del Ministero dell’Interno e preti cattolici “anti-sette” appaiono continuamente da anni in occasioni pubbliche per parlare della “pericolosità delle sette”. Un esempio illuminante è il convegno tenutosi alla Regina Apostolorum di Roma nel 2007 e che abbiamo descritto in “Falsare le statistiche per allarmare”. E’ un esempio, tra i molti, che vale la pena ricordare perché ha visto l’organizzazione e/o partecipazione di dirigenti della S.A.S., di Buonaiuto e Ramonda dell’Associazione Papa Giovanni XXIII°, di rappresentanti del cattolicissimo GRIS (Gruppo Ricerca e Informazioni sulle Sette) e alti prelati cattolici.

Il GRIS giustappunto, con sede in ogni diocesi, composto soprattutto da preti cattolici, finanziato con l’otto per mille e riconosciuto dalla Conferenza Episcopale Italiana. Da 25 anni organizza convegni, conferenze, dibattiti, corsi, seminari, trasmissioni di Radio Maria, gestisce siti e blog, fornisce a flusso continuo “notizie” ai media, col solo scopo di etichettare come “sette” ogni gruppo che non sia cattolico doc. Ecco la lettere del Presidente della CEI, Card. Camillo Ruini che ne approvò lo statuto:

lettera CEI

Si noti che, per meglio camuffare i veri intenti, la CEI ha imposto alcune modifiche di facciata allo statuto del GRIS, a partire dal nome che in origine, fin dal 1987, era Gruppo Ricerca e Informazioni sulle Sette, poi venne modificato nel politically correct Gruppo Ricerca e Informazione Socio-Religiosa.

Abbiamo già reso noto in vari articoli la natura quanto meno abnorme del rapporto che alcuni parlamentari, rigorosamente cattolici, e anche esponenti del Ministero dell’Interno, hanno con gli “anti-sette” cattolici in generale e col Forum anti-sette in particolare, si veda ad esempio “Ecumenismo anti-sette”. Ma, al di là delle ipotesi, è lo stesso portavoce del Forum Anti-sette Maurizio Alessandrini che ammette apertamente l’intima relazione esistente tra lo Stato e la Chiesa Cattolica in questa inaccettabile attività di discriminazione religiosa.  Lo ha fatto scrivendo una lunga lettera all’allora Presidente del Senato Renato Schifani dove ha scritto:

 “…su sollecitazione addirittura di un altro stato (Vaticano), è stata costituita presso il Ministero dell’ Interno la SAS, Squadra anti sètte..”

Un’affermazione gravissima che ha fatto nella lettera che abbiamo già pubblicato qui, alla quale ha allegato una lunga serie di relazioni dei servizi segreti sul “problema delle sette” interamente basati sulle informazioni distorte degli “anti-sette”.

Una dichiarazione che conferma quanto abbiamo sostenuto fino ad ora: la Chiesa Cattolica interviene su elementi dello Stato per fomentare il contrasto a quelle che loro considerano “sette”.

E’ fuori dubbio che Alessandrini sa di cosa parla, perché ha dimostrato più volte di essere ben informato su certi retroscena e di avere canali privilegiati di informazione. Nel  precedente articolo abbiamo riferito che il 21 settembre 2007 i rappresentanti del Forum Anti-sette hanno partecipato a Roma ad un incontro “strategico” con la d.ssa Maria Carla Bocchino nella sede della S.A.S., per elaborare la strategia operativa da adottare. La stessa cosa Alessandrini l’ha ripetuta nella relazione che ha fatto durante un convegno tenutosi a Pisa nel 2008, visibile e scaricabile qui, aggiungendo che durante quell’incontro hanno “concordato un protocollo di collaborazione”.

A quel convegno, organizzato per la FECRIS, la federazione europea degli “anti-sette” alla quale il Forum Anti-sette aderisce, era presente un funzionario della S.A.S., il dottor Giuseppe Carlesi che, ringraziato da Alessandrini per la partecipazione, non ha smentito.

La collaborazione Stato-Chiesa Cattolica per contrastare le altre Confessioni religiose non viene nemmeno dissimulata, si realizza alla luce del sole durante numerosi convegni e conferenze. Un esempio recente  è il convegno "nazionale" del GRIS tenutosi ad Acqui Terme il 10 maggio scorso, durante il quale prelati cattolici, poliziotti della S.A.S. e magistrati compiacenti hanno dato aria alla solita litania di demonizzazione contro ogni gruppo non cattolico.

locandina GRIS Acqui Terme

I relatori e gli organizzatori erano membri del GRIS, come l’avv. Giovanna Balestrino e la dott.ssa Marcella Pioli, o di qualche altro organismo “anti-sette” cattolico come il giornalista di TV 2000 David Murgia, oppure rappresentante della S.A.S. come il dott. Marco Martino.

relatori Acqui Terme

Anche tra il pubblico, come al solito, abbondavano i membri del GRIS,  poliziotti della S.A.S. e prelati, come il vicario generale della diocesi mons. Paolino Siri.

pubblico Acqui Terme

Ovviamente e come al solito, il GRIS e il Forum anti-sette hanno dato ampio risalto al convengo prima e dopo l’avvenimento assicurandosi che la stampa pubblicasse la notizia.

FAVIS - Acqui Terme

E’ un metodo operativo ripetuto ad nauseam da anni. Solo in questo primo scorcio del 2013 sono già stati tenuti una ventina tra convegni e conferenze “anti-sette”, dal convegno “nazionale” del GRIS ad Acqui Terme, alla micro-conferenza tenutasi a Parma il 14 giugno da un certo Ivano Vignati con una trentina di partecipanti, prontamente promossa dalla FAVIS prima e dopo l’avvenimento.

locandina Vignati

Poi le conferenze “anti-sette” del GRIS di Termini Imerese annunciate con un “AVVISO SACRO”.

avviso sacro

Fino al convengo di “esperti togati” del GRIS di Vittorio Veneto che operano direttamente nelle scuole.

GRIS - Vittorio Veneto

E il convegno “internazionale” della FECRIS, con la partecipazione di Alessandrini della FAVIS (nella foto a braccetto con l’ex damanhuriano Franco da Prato, reduce da un piccolo infortunio).

FECRIS Copenhagen

Contemporaneamente, gli stessi personaggi hanno prodotto centinaia di articoli stampa, trasmissioni radiofoniche e servizi televisivi. Come nel caso del vertice Vaticano sulle “sette” pubblicizzato da “Vade Retro” dell’emittente cattolica  TV 2000, condotto da quel David Murgia relatore ad Acqui Terme.

vade retro

E l’intervista al presidente nazionale del GRIS padre Francois Dermine pubblicata da Positano News.

Dermine Positano

O la bufala satanista di Saluzzo ripetutamente pubblicata su Il Fatto Quotidiano e contestata da tutta la cittadinanza indignata.

Il Fatto - Saluzzo

E ancora l’articolo de La Stampa che pubblicizza il convegno nazionale del GRIS di Acqui Terme.

La Stampa - GRIS

Non potevano mancare gli articoli sulla presentazione dell’ennesimo libro di don Aldo Buonaiuto, referente cattolico della S.A.S. qui promosso da Coratolive.it.

Bonaiuto - CoratoLive

Quindi Alessandrini, l’altro referente S.A.S., ospite alla RAI durante la trasmissione Storie Vere del 24 marzo scorso.

Alessandrini Rai1

E ancora Buonaiuto, ospite alla Trasmissione Top Secret (Canale 5) del 2 giugno assieme alla dirigente S.A.S. Maria Carla Bocchino.

Savino Bocchino Bonaiuto

Un attivismo convegnistico e mediatico sempre teso a creare allarme, dissociato dalla realtà dei fatti vissuta dal cittadino medio. I rappresentanti del GRIS svolgono quest'attività grazie alle tasse dei contribuenti, sia per il finanziamento diretto proveniente dall'otto per mille che per lo stipendio dei sacerdoti coinvolti che sono anch'essi pagati dalo Stato, mentre i funzionari e referenti della S.A.S. sono direttamente pagati dallo Stato. Altri chiedono e ottengono il cinque per mille assegnato alle Onlus.

Le storie presentate sono una più improbabile dell’altra: gatti neri ammazzati da satanisti inesistenti, sabba satanici che nessuno ha mai visto, esperienze di vittime di sette che si rivelano regolarmente inaffidabili, genitori di figli scomparsi nelle sette ma che in realtà non ne vogliono sapere di una famiglia oppressiva.

Il tutto condito, come al solito, con le canoniche tragedie sensazionali, sempre le stesse. Come quella delle cosiddette “Bestie di Satana”, che erano in realtà una manciata di allucinati che di satanista avevano soltanto l’alibi. Poi i soliti “suicidi di massa” che niente hanno a che vedere con le sette religiose, come quella di Jonestown, che era in realtà una comunità politica eliminata con la forza. Oppure la tragedia dei Branch Davidians di Waco, che è stato in realtà un massacro causato dalla colpevole avventatezza della ATF (Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms), che voleva notificare una multa imbracciando i mitra e arrivando sul luogo in tenuta da combattimento a bordo di autoblindo.

Questo scritto non vuole essere la solita teoria complottistica tesa a denunciare un piano ordito nascostamente da qualche potere occulto. Purtroppo non c’è nulla di occulto e non c’è in atto alcun complotto propriamente detto. Stiamo semplicemente osservando l’attuazione di una pratica vecchissima. Per secoli la Chiesa Cattolica ha gestito in regime di totale monopolio la cura delle anime e dei corpi degli italiani, nonché la persecuzione degli eretici. Lo Stato ha sempre sovvenzionato e sostenuto supinamente la Chiesa Cattolica concedendole una supremazia che non è mai venuta meno e da sempre agisce come braccio secolare. Non c’è niente di nascosto e di complottistico in tutto questo, è la semplice continuazione di un modus operandi vecchio di secoli.

Il cambiamento della società e delle leggi ha indotto gli attori di questo sistema a paludarsi di legalità. Ignorando i diritti fondamentali dei cittadini hanno istituito un sistema per arginare il libero pensiero dilagante e la libertà di scelta. Sebbene i tempi siano cambiati da quando i liberi pensatori erano pochi e le informazioni erano scarse e controllate, l’italiano è abituato da secoli a pensare che le autorità del villaggio sono il sindaco, il parroco, il maresciallo dei carabinieri e il farmacista. L’altro, il diverso, il non allineato è strano, non ortodosso. Una setta.

Sappiamo che alcuni degli attori di questa messinscena sono individui marginali, ingranaggi nel meccanismo. Il parmense Ivano Vignali è un farmacista arrabbiato con la Amway che sembra si sia presa i soldi della moglie, così tre anni fa ha cominciato a combattere le sette. Abbandonata vent’anni fa dal fidanzato che le ha preferita una “setta”, la d.ssa Lorita Tinelli ha fondato il CeSAP ed ha iniziato a combattere le “sette”. Emanuela Fontana dell’ARIS Toscana ha cominciato a combattere le “sette” perché i Testimoni di Geova la infastidivano bussando alla sua porta.

Fontana TdG

Alessandrini, fondatore della FAVIS, invece non tollerava che il figlio Fabio, stanco di uno strano e soffocante menage familiare, sfuggisse al suo controllo. Dopo anni di silenzio Fabio ha raccontato ad una televisione la sua versione della storia denunciando una scena ben diversa da quella che racconta il padre.

Costoro non sono meno colpevoli, ma sono dei comprimari, degli strumenti. Persone che, per diversi motivi e convenienze personali, si prestano a suonare la grancassa “anti-sette”. Ma la posizione è ben diversa per coloro che, come don Aldo Buonaiuto, la d.ssa Maria Carla Bocchino, David Murgia, p. Francois Dermine, Giuseppe Ferrari, i vari rappresentanti dei GRIS e la stessa S.A.S., pianificano e mettono in atto il metodo per impedire la libertà di religione e di pratica religiosa.

Un sistema ormai collaudato che realizza lo scopo degli accordi non ufficiali che esistono tra Stato, Chiesa Cattolica e gruppi “anti-sette”. Un metodo collaudato per far sì che i privilegi e soldi dello Stato vadano principalmente in una sola direzione, con solo poche eccezioni marginali ed economicamente ininfluenti: le intese (non concordati o trattati) con poche Chiese Cristiane e le Comunità Ebraiche. Le Confessioni di “serie B”, appunto.

L’allarme “sette” è una scusa. Un’emergenza creata ad arte per eliminare la concorrenza religiosa e mantenere invariato uno status quo multimiliardario. In due parole, il potere temporale.

Nel “malaugurato” caso in cui qualche gruppo religioso riesca a superare il fuoco di sbarramento delle continue diffamazioni, della classificazione come “setta distruttiva”, delle accuse di plagio e manipolazione mentale, e si avvicini troppo alla meta di un’intesa con lo Stato, il Forum Anti-sette chiama alle armi i parlamentari cattolici già schierati. Come nel caso dei Testimoni di Geova.

ARIS - Bosi

Una struttura micidiale, che non concede spazio alle teoriche libertà costituzionali, un meccanismo che stritola, che impedisce di fatto di accedere perfino al percorso “secondario” concesso alle Confessioni di “serie B”, quello delle Intese, e confina tutti gli altri  al ruolo di “setta”.

Grazie a questo sistema repressivo e persecutorio di “polizia dello spirito” e di questa disparità imposta per legge, la religione Cattolica è rimasta la religione di Stato nel nostro paese.

Il Cristianesimo è una grande religione praticata nei secoli da grandi persone. La maggioranza dei fedeli cattolici, quelli autentici, fedeli alle loro stesse scritture, non agiscono contro il prossimo. Se fossero consapevoli di tutto ciò probabilmente sarebbero i primi a prendere le distanze da questo compromesso, dal connubio aberrante Stato-Chiesa.

Purtroppo però, finché questo meccanismo perverso non verrà smantellato, eliminando organismi incostituzionali come la S.A.S., e fino a quando la Costituzione e le leggi sulla materia non saranno radicalmente modificate, non ci sarà una vera libertà religiosa in Italia.

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18 giugno 2013