Forum anti-sette e i sequestri di persona – 1° atto
Un passato da far dimenticare
I componenti del Forum anti-sette, mentendo, rinnegano i legami con i loro fondatori dediti a pratiche violente ed illegali. Negano di aver a che fare con i sequestri di persona finalizzati ad ottenere l’abiura con la violenza. Ma li giustificano dicendo che anche i magistrati li hanno assolti.
Facciamo un breve riepilogo: le associazioni che compongono il Forum anti-sette sono il FAVIS di Maurizio Alessandrini, l’ARIS Toscana di Mario Pierotti ed Emanuela Fontana, l’ARIS Veneto della Milena Bolgan, il CeSAP della Lorita Tinelli e Giù le mani dai bambini di Aldo Verdecchia.
Cinque associazioni, ma in realtà si tratta di una decina di individui in tutto, anche meno.
Come abbiamo visto nei precedenti articoli, i rappresentanti di queste associazioni non hanno particolari titoli, competenze o meriti. Alcuni di loro sono apparsi sui media mentre fomentavano un’infinita campagna allarmistica anti-sette basata su incidenti quasi sempre gonfiati, per questo sono modestamente conosciuti.
Nonostante l’evidente inattendibilità, questi cosiddetti “esperti” sono stati accolti come informatori e referenti dalla S.A.S., la Squadra Anti Sette del Ministero dell’Interno, assieme al loro collega don Aldo Bonaiuto della Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII°.
Recentemente l’attività del Forum anti-sette e il suo strano connubio con la S.A.S. sono stati messi in discussione da due senatori radicali, Marco Perduca e Donatella Poretti, che hanno presentato un’interrogazione parlamentare, ripresa in seguito da Agenzia Radicale.
Abbiamo trattato ampiamente la questione negli articoli “Mentono i referenti della S.A.S.?” e “C’è poco da stare Allegrini 2a parte” e, in quel contesto, abbiamo annunciato che ci saremmo occupati di nuovo della questione per fornire alcune informazioni che il Forum anti-sette ha opportunamente taciuto.
Come potete leggere nell’interrogazione di cui abbiamo fornito il link qui sopra, i senatori Perduca e Poretti, tra le altre cose, hanno scritto quanto segue:
“se [i Ministri in indirizzo] ritengano che la presenza tra gli esperti consultati della SAS di associazioni come l'ARIS, protagonista del grave caso di "deprogrammazione" del 1988, non possa rappresentare piuttosto un pericolo per la libertà religiosa”.
A quanto pare queste poche righe hanno toccato un nervo scoperto del Forum anti-sette, visto che il loro principale rappresentante, Maurizio Alessandrini, ha reagito il 26 dicembre 2012 pubblicando sul suo blog una lunga lettera dal titolo “PER FARE CHIAREZZA SU UN CASO DI DEPROGRAMMAZIONE IN ITALIA”.
Come prima cosa, nella sua lettera, Alessandrini ha preso le distanze dall’associazione che aveva organizzato e realizzato il sequestro di persona citato da Perduca e Poretti, precisando che:
“…in merito ai fatti addebitati all’ARIS, le menzionate realtà associative ARIS TOSCANA e ARIS VENETO, all’epoca dei fatti (1988), non erano ancora costituite.”
In pratica ha inteso dire che le due associazioni ARIS, attuali componenti del Forum anti-sette, non hanno niente a che spartire con l’associazione ARIS fondata a Villasanta (Monza) negli anni 80 da Ennio Malatesta, in seguito coinvolta nel sequestro a danni di tale Alessandra a scopo di deprogrammazione. Ha precisato Alessandrini che le attuali associazioni non erano neanche nate all’epoca del sequestro.
Ovvio che Alessandrini e soci non vogliano aver a che fare con dei sequestratori e prendano le distanze. Se ammettessero di essere i diretti eredi di quell’ARIS, cioè di un gruppo che viola la legge per contrastare le “sette”, sarebbe un grave problema di immagine, un serio conflitto di interessi per dei “referenti della S.A.S.”.
Come potrebbero spiegare i componenti del Forum anti-sette che nel loro curriculum e nella loro storia ci sono pratiche violente e illegali? Come potrebbero coniugare un simile passato con l’immagine che vorrebbero avere oggi di associazioni che collaborano con le forze di polizia per contrastare presunte attività illecite delle sette? E come potrebbero la S.A.S. e il Ministero dell’Interno spiegare ai contribuenti che i loro “esperti” e informatori hanno alle spalle un storia di sequestri di persona, violenza e sopraffazione?
Occorreva negare quindi, specificando che gli odierni componenti del Forum anti-sette non hanno niente a che fare con l’associazione ARIS fondata nel 1987 dal brianzolo Ennio Malatesta e che, più precisamente, le associazioni “ARIS TOSCANA e ARIS VENETO, all’epoca dei fatti (1988), non erano ancora costituite”.
Urge a questo punto un chiarimento su quella che Alessandrini ha chiamato “l’epoca dei fatti”. Si tratta infatti, non del solo 1988, ma di oltre quattro anni, dall’inizio 1988 al 1992 inoltrato.
Facciamo un breve excursus della vicenda del sequestro di persona organizzato e realizzato dall’ARIS.
Nei primi mesi del 1988, Ennio Malatesta, fondatore e presidente dell’associazione ARIS, ha convinto i genitori di Alessandra, bresciana, che era necessario sequestrarla, rinchiuderla in un luogo isolato e indurla forzatamente ad abiurare la fede in Scientology che la figlia, maggiorenne, aveva abbracciato da qualche anno. Li ha convinti raccontando la sua vicenda di “padre abbandonato dalla moglie e sei figli”, dei quali una parte hanno aderito a Scientology, e altre storie di figli “scomparsi per sempre in America”.
Malatesta aveva già preso accordi con un “deprogrammatore”, Theodore Roosevelt Patrick, che aveva all’attivo varie deprogrammazioni e qualche condanna per rapimento negli Stati Uniti. In quel primo scorcio del 1988, Patrick aveva in corso un’altra deprogrammazione in Italia, organizzata sempre dall’ARIS, ai danni di un Testimone di Geova o Hare Krishna.
Maggiori informazioni su Patrick e la deprogrammazione sono rintracciabili su Wikipedia. La storia di una donna che ha subito due sequestri e due deprogrammazioni da Patrick si può leggere (in inglese) sul sito www.cultscare.com.
Stabilito il compenso per i “servizi” dei deprogrammatori (Patrick aveva degli aiutanti) e preso in affitto un casolare isolato sulle colline del Chianti, Alessandra è stata sequestrata il 24 aprile 1988 e sottoposta per una settimana alla “procedura” di deprogrammazione che consisteva di pressioni psicologiche, ripetizione di notizie allarmistiche sulle “sette”, esclusione quasi totale di ogni privacy, limitazione del sonno e del cibo e costrizioni fisiche.
Durante una colluttazione con uno dei suoi carcerieri (Sergio Mandelli, segretario dell’ARIS) che la tratteneva con la forza in un locale chiuso, Alessandra ha subito una sospetta frattura o lussazione di un osso della caviglia che richiedeva intervento medico.
Durante l’inevitabile visita al pronto soccorso, Alessandra è riuscita con uno stratagemma a sottrarsi al controllo dei suoi sequestratori. Chiesta e ottenuta la protezione dei carabinieri Alessandra è tornata libera e, il 10 maggio 1988, ha formalizzato la querela che diede l’avvio alle indagini della Procura della Repubblica di Brescia.
Tali indagini sono durate quasi tre anni, fino alla richiesta di archiviazione proposta il 9 marzo 1991 dal Procuratore Antonio Chiappani e accolta il 19 marzo 1991 dal Giudice per le Indagini Preliminari Sergio Spanò.
Alessandra ha impugnato la decisione di archiviare l’indagine ricorrendo in Cassazione, ma la Suprema Corte ha rigettato il ricorso per inammissibilità della procedura.
I legali di Alessandra hanno tentato vanamente anche la strada di chiedere alla Procura Generale la riapertura delle indagini. A questo scopo, nel luglio 1992, Alessandra si è sottoposta ad una perizia psichiatrica condotta dal prof. Augusto Ermentini.
La vicenda sarebbe molto più complessa e lunga da spiegare, ma questa digressione basta per dimostrare che “l’epoca dei fatti” cui si riferisce Alessandrini nella sua lettera, non si limita al 1988, ma copre un arco temporale di oltre quattro anni, iniziando dall’aprile 1988 fino oltre la metà del 1992.
Alla luce di questi fatti, non è corretto dire che le associazioni ARIS “all’epoca dei fatti (1988), non erano ancora costituite”. Quanto meno non è corretto per quanto riguarda l’ARIS Veneto. Basta il seguente documento a dimostrarlo.
Si tratta dell’estratto di una pagina del sito del CeSAP, l’associazione anti-sette barese presieduta dalla dr.ssa Lorita Tinelli, membro di spicco del pur modesto Forum anti-sette.
La Tinelli, pubblicando una rassegna stampa risalente a qualche anno fa, ha dichiarato che: “L’ARIS, Associazione nazionale per la ricerca e l’informazione sulle sette è un gruppo laico nato a Milano nel gennaio del 1987 […]. In Veneto l’ARIS si è costituita nel 1990”.
Tinelli e Alessandrini hanno aggiunto al nome un “nazionale” di troppo, ma si riferivano certamente all’ARIS fondata da Malatesta, quella che inalbera il simbolo di San Giorgio che uccide il drago. Lo stesso simbolo, come si vede qui sotto, adottato poi dalle altre due ARIS, Veneto e Toscana. La prima nata mentre la vicenda del sequestro di Alessandra era ancora sub judice, la seconda nata in seguito, ma, come vedremo, indubbiamente legata a doppio filo all’originale ARIS che organizzava sequestri dei seguaci delle “sette”.
Le somiglianze tra queste tre associazione ARIS non si limitano al simbolo e al nome o, al contrario di quanto scrive Alessandrini, alla concomitante esistenza dell’ARIS originaria e dell’ARIS Veneto. Infatti, sebbene non ancora ufficialmente costituito, il gruppo dell’ARIS Veneto era attivo e rappresentato fin dal 1987, prima del sequestro di Alessandra Ne facevano parte Dino Michieletto, Luciano Faraon, Giorgio Antonucci, Milena Bolgan, Arturo Vascon, Maurizio Antonello e altri.
Come ha precisato Alessandra nella sua querela e in altri documenti della causa, rappresentanti della cosiddetta ARIS “nazionale” (Mandelli e Malatesta) avevano organizzato e partecipato al suo sequestro, ma anche Dino Michieletto e Giorgio Antonucci dell’ARIS Veneto, erano presenti sul luogo del sequestro.
L’attivismo contemporaneo e la collaborazione dell’ARIS Nazionale e dell’ARIS Veneto “all’epoca dei fatti” lo ha confermato la stessa Milena Bolgan, membro fondatore dell’ARIS Veneto e attuale portavoce della stessa associazione. Ecco come si è espressa in tempi recenti:
Ne consegue perciò che, “in merito ai fatti addebitati all’ARIS” (il sequestro di Alessandra), non solo “le menzionate realtà associative” erano costituite e operanti (quanto meno l’ARIS Veneto) “all’epoca dei fatti (1988)” ma, stando alla Milena Bolgan, nel 1990, mentre le indagini per il sequestro erano ancora in corso, “l’ARIS NAZIONALE DIVENTA L’ARIS VENETO”.
Alessandrini, a nome del Forum anti-sette, nella lettera di chiarimenti, ha anche affermato che:
“Peraltro la stessa Associazione ARIS Italia fondata dal sig. Ennio Malatesta, e disciolta negli anni ’90, non ha mai aderito al Forum, costituitosi solo nel 2010”.
Con questa affermazione lapidaria Alessandrini ha cercato di prendere ancor più le distanze dall’ARIS Nazionale e, ovviamente, dalle sue pratiche violente e illegali. Ma affermare che l’ARIS di Malatesta si è “disciolta negli anni ’90” non elimina il fatto che l’ARIS Veneto rappresentata dalla Milena Bolgan era già operativa all’epoca del sequestro di Alessandra e delle seguenti indagini.
Tra l’altro, come abbiamo visto, la stessa Bolgan ha affermato chiaramente che l’associazione di Malatesta non si è disciolta, ma “NEL 1990 DIVENTA ARIS VENETO”.
Come deve essere considerato questo sforzo pubblico di rinnegare qualsiasi rapporto tra il Forum anti-sette e l’associazione ARIS fondata da Malatesta, se non come una condanna dei metodi e delle scelte di quell’associazione? Disapprovazione, quindi, per la scelta di assoldare deprogrammatori per sequestrare seguaci delle “sette” e forzarli ad abiurare il loro credo.
Perché altrimenti affermare, anche contro l’evidenza dei fatti, che le due ARIS che compongono l’odierno Forum anti-sette (assieme alla FAVIS e al CeSAP) non erano neanche nate quando la vicenda giudiziaria per il sequestro di Alessandra era ancora in corso?
In risposta a queste considerazioni, Alessandrini potrebbe comunque affermare che solo l’ARIS Veneto esisteva “all’epoca dei fatti”, ma non l’ARIS Toscana, la FAVIS e nemmeno il CeSAP. Anzi, ignorando l’affermazione della Bolgan riguardo il fatto che l’ARIS Nazionale divenne poi l’ARIS Veneto, potrebbe sostenere che, nessuno degli attuali componenti del Forum anti-sette è stato coinvolto nell’atto fisico di sequestrare e seviziare Alessandra.
Infatti, come abbiamo visto, per fugare ogni dubbio, nella lettera in questione, ha scritto che l’associazione ARIS di Malatesta, inquisita per sequestro di persona, “non ha mai aderito al Forum, costituitosi solo nel gennaio 2010”.
Ma scrivendo questa frase Alessandrini ha esagerato superando i limiti oltre i quali le bugie non sono più difendibili. Chi sceglie di mentire deve avere buona memoria e non deve lasciare tracce compromettenti.
Ha scordato infatti che, il 27 ottobre 2006, ha scritto una lunga lettera al neo-eletto Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano [1]. Nell'oggetto Alessandrini citava "opportunamente" il famigerato rapporto del 1998 sulle "Sette religiose e nuovi movimenti magici in Italia" prodotto dallo stesso Napolitano quand'era Ministro dell'Interno [2], poi ha descritto la solita scena apocalittica sulle "sette" suffragata solo dalla sua sfrenata fantasia, ribadendo come l'assenza di una legge ad hoc impedisca la risoluzione del problema, quindi si è lamentato del suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi che "non ha potuto trovare il tempo per" incontrare il Forum anti-sette.
Ma la parte interessante si trova dopo la firma di Alessandrini quale portavoce del “FORUM delle Associazioni e dei Comitati” (quello che si sarebbe costituito "solo nel gennaio 2010"), dove elenca tra i vari componenti [3], anche l’associazione “A.R.I.S. Nazionale Milano” e il suo “Presidente - Ennio Malatesta”. Ecco un estratto:
E’ evidente che, nonostante gli sforzi di Alessandrini di prendere le distanze dall’associazione accusata di sequestro di persona, le attuali associazioni ARIS Veneto e ARIS Toscana, nonché lo stesso Forum anti-sette, avevano e hanno a che fare con l’ARIS fondata da Malatesta.
Non è un’opinione, è ciò che emerge dalle loro stesse parole. Così come emerge evidente il fatto che questi signori mentono, dimostrando ancora una volta di non essere affidabili né credibili, tanto meno come consulenti di un nucleo di polizia che dovrebbe indagare su questioni delicatissime che riguardano la libertà di pensare, credere ed esprimersi.
Nella seconda parte di questo articolo parleremo della difesa “del presidente dell’ARIS Italia, Ennio Malatesta”, da parte di Alessandrini, a nome del Forum anti-sette, che “Per fare definitiva chiarezza su questo caso di de programmazione”, ha precisato che “gli imputati nel processo di Brescia, vennero tutti assolti dalle accuse di sequestro di persona, violenza privata e lesioni personali dolose, in seguito a dettagliata perizia psichiatrica che portò l’accusa a chiedere l’assoluzione”.
Interessante, e nel contempo grottesco, che Alessandrini abbia precisato che la richiesta di assoluzione sia stata motivata dalla “dettagliata perizia psichiatrica”. Ne parleremo.
oOo
Note:
1) Giorgio Napolitano è stato eletto Presidente della Repubblica il 15 maggio 2006. Alessandrini ha scritto la lettera in questione il 27 ottobre 2006. La circolare di costituzione della S.A.S. firmata da De Gennaro è del 2 novembre 2006 (si veda “La Squadra Anti Sette”).
2) Tra il 17 maggio 1996 e il 21 ottobre 1998, Napolitano è stato Ministro dell'Interno del primo Governo Prodi. Il rapporto "Sette religiose e nuovi movimenti magici in Italia" era datato febbraio 1998.
3) Nella lettera di Alessandrini a Napolitano vengono elencate numerose associazioni e comitati, molti inesistenti, oltre ai nomi di magistrati e studiosi che, a detta dell’autore, avrebbero lamentato la mancanza di una legge contro la manipolazione mentale. La versione integrale della lettera si può leggere e scaricare qui.
9 marzo 2013